La storia
La scuola “nuova” in via Maia Materdona
(Adattato da una “Intervista al Direttore Colelli” a cura dell’Ins. Carmela De Leo, del 30 marzo 1979)
Corrono gli anni ’50 del '900.
L’aumento continuo del numero degli alunni e la continua espansione del paese pongono il problema di una “nuova” scuola elementare destinata a quelle famiglie residenti in zone territoriali piuttosto distanti dal 1° Circolo. Il luogo prescelto dall’Amministrazione Comunale è di proprietà del barone Pompeo Terribile di Mesagne ed è un’area verde molto vasta contenente vigne ed alberi di ulivo e fico chiamata l’ “Impalata”, dal gran numero di pali atti a sostenere e proteggere le esili piante di vigna. L’Amministrazione Comunale acquista l’ “Impalata” e dispone l’avvio dei lavori, il cui primo lotto è consegnato nel 1961. La nuova scuola primaria nasce nell’anno scolastico 1961-62, restando per due anni scolastici alle dipendenze dal 1° Circolo Didattico di Mesagne. Nel 1963-64 diventa scuola autonoma ed assume la denominazione di Direzione Didattica 2° Circolo Didattico “Giovanni XXIII”.
GIOVANNI XXIII, il papa dell’amore, dell’unità e della pace
Angelo Giuseppe Roncalli nasce a Sotto il Monte, Bergamo, il 25 novembre 1881 e muore a Città del Vaticano il 3 giugno 1963 alle ore 19.49. Dal popolo che ne apprende l’annuncio subito si leva la voce “E’ morto un santo”.
Angelo Giuseppe è il quartogenito dei tredici figli di una modestissima famiglia di contadini mezzadri, poveri ma contenti della propria condizione. Nel 1892, a undici anni Angelo entra nel seminario di Bergamo dove frequenta il ginnasio e il liceo. Qui matura la determinazione di “fare ogni sforzo per diventare santo” come si legge ripetutamente nel suo diario “Il Giornale dell’Anima” che comincia a scrivere appena quattordicenne fino alla vigilia della sua morte. Il 10 agosto 1904 viene ordinato sacerdote. “Non mi faccio prete per complimento, per far quattrini, per trovare comodità, onori, piaceri. Solo per fare del bene in qualunque modo alla povera gente”, annota nel suo diario. Il 19 marzo 1925 è consacrato vescovo ed inizia una fortunata carriera nella diplomazia vaticana. Dal 1925 al 1944 è nominato Nunzio Apostolico in Bulgaria, Turchia, Grecia e si rivela ambasciatore di fraternità esperto nel tessere difficili legami tra Chiese d’Oriente e Roma. Il 12 gennaio 1953 Pio XII lo nomina Cardinale e Patriarca di Venezia. Nel suo discorso di nomina dice ai veneziani: “Raccomando alla vostra benevolenza l’uomo che vuol essere semplicemente vostro fratello, amabile, accostevole, comprensivo”. Pensa che quella sarà la sua ultima meta di pastore ma, contro ogni previsione, il 28 ottobre 1958 è eletto Papa e sceglie il nome di Giovanni, nome di suo padre, del patrono del suo paese d’origine e dell’evangelista della carità. Ha ormai 77 anni e l’impressione generale è quella che la sua elezione sia la nomina di un papa “di transizione”.
Sarà Papa per soli cinque anni ma fa subito capire che il cerimoniale gli va stretto. Il suo papato è segnato dal calore umano, dal buon umore e dalla gentilezza, oltre alla sua esperienza diplomatica. Conquista l’affetto di tutto il mondo cattolico e la stima dei non cattolici. Per questo è ricordato con l’appellativo di “Papa buono”. Questo imprevedibile uomo di Dio il 3 settembre 2000 è dichiarato Beato da Giovanni Paolo II. Il 27 aprile 2014 Papa Francesco lo ha voluto canonizzare insieme con il papa Giovanni Paolo II.
IL MEDAGLIONE DI PAPA GIOVANNI XXIII
Il medaglione in bronzo, opera dello scultore mesagnese Cesare Marino, è una donazione dell’insegnante elementare montessoriana Celestina De Simone, vedova Nardelli.
Il medaglione ha un diametro di 100 cm circa ed è collocato sulla facciata principale dell’edificio scolastico “Giovanni XXIII” di Mesagne, la cui intitolazione fu curata dal Direttore Didattico Spartaco Colelli. Il 3 giugno 1972 il medaglione fu inaugurato con una cerimonia solenne nel piazzale del plesso scolastico, come documentato dalle foto, messe a disposizione dall’insegnante Luigi Salamanna.
Il medaglione rappresenta “il Papa buono” e trasmette sentimenti di amore paterno, di fiducia e vicinanza ai bambini e alle famiglie. La carezza del Papa, con una mano aperta sulla guancia del bambino, esprime accoglienza e tenerezza. La fiducia è rappresentata dal padre che, con la mano posta sulla spalla del figlio, lo affida alla protezione di Giovanni.
IL DISCORSO ALLA LUNA
La sera dell’11 ottobre 1962, al termine della giornata di apertura del Concilio Vaticano II, uno stanco Papa Giovanni XXIII volle affacciarsi alla finestra per salutare la folla che ancora gremiva, nonostante l’ora, piazza San Pietro.
“Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una sola, ma riassume tutte le voci del mondo; e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera … osservatela in alto, a guardare questo spettacolo … Noi chiudiamo una grande giornata di pace … Sì, di pace: ‘Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà’. Se domandassi, se potessi chiedere ora a ciascuno: voi da che parte venite? I figli di Roma, che sono qui specialmente rappresentati, risponderebbero: ah, noi siamo i figli più vicini, e voi siete il nostro vescovo. Ebbene, figlioli di Roma, voi sentite veramente di rappresentare la ‘Roma caput mundi’, la capitale del mondo, così come per disegno della Provvidenza è stata chiamata ad essere attraverso i secoli. La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore … Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così; guardandoci così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà … Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: Questa è la carezza del Papa. Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore della mestizia e dell’amarezza … E poi tutti insieme ci animiamo: cantando, sospirando, piangendo, ma sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino. Addio, figlioli. Alla benedizione aggiungo l’augurio della buona notte”.